Solitudine di Franz Krauspenhaar
Non c’è che una solitudine, una sola.
Attraversa le braccia della giacca,
si posa sulla cenere della sigaretta,
atterra sui capelli tra la pioggia e
si stanca delle scarpe, delle mani
strette, e si acciglia per il bianco
sparato della neve, il blitz del tempo
in un inverno che non ha mai fine,
fino a una primavera che non vedi.
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27 marzo 2012 at 6:43 pm
È bellissima questa poesia e di più lo è il titolo.
Spesso è un vuoto che ci portiamo addosso senza “se” e senza “ma”, è lì e tu lo sai e non potrai evitarla. Ci sono delle ore, dei momenti, dei giorni in cui qualunque cosa fai, niente potrà farti sentire “tra gli altri” (cosa che ti dirò, non sempre ha un unico aspetto negativo). La solitudine è un sentimento che ci costruisce e del quale probabilmente non potremo farne a meno. In questo momento in cui ti scrivo, sono nel mio ufficio tutto da solo… ma la solitudine che avverto non è fisica, perché gli altri mancano. È una solitudine che porto a spasso con me da qualche tempo. È lo spazio di un assenza, è il vuoto nel quale mi rifugio ed è lo stesso da cui cerco di sfuggire. Ma a volte è più forte di me. Esco al mattino velocemente di casa, ma lei se ne accorge per tempo e mi accompagna. Ora (hic et nunc) tutta questa solitudine non mi mette in affanno; certo, in alcuni momenti preferirei evitarla… ma poi probabilmente domattina, al risveglio si sarà rintanata in uno spazio nascosto, all’interno del quale potranno esserci cose più belle, magari la sensazione di un bel sogno o l’aria fresca di un buon mattino…
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27 marzo 2012 at 11:15 pm
Naturalmente, sia le mie parole nel titolo, sia i versi di Krauspenhaar, raccontano una solitudine che è vuoto di senso e sofferenza, una condizione che è mancanza e marginalità. Uno stato del corpo e dell’anima.
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27 marzo 2012 at 7:56 pm
Sono d’accordo con Loris, poesia e titolo sono stupendi.
La solitudine per me è anche un involucro: mi faccio avvolgere, e ci sono giornate in cui mi lascio proteggere da essa, quelle giornate in cui senti che hai bisogno di stare con te stesso, di frenare un attimo i ritmi quotidiani e di affogare nel mare dei tuoi pensieri per un po’. A me la solitudine aiuta.
Quella con cui convivo io però non dura mai molto, mi lascio coccolare per un po’, dopo torno al mio dovere, e parlo con gli amici, magari anche delle stesse cose di cui mi sono intrattenuta con Lei.
A mio avviso a volte è proprio importante farsi accompagnare dalla solitudine ogni tanto, aiuta a capire molte cose di noi stessi.
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27 marzo 2012 at 11:18 pm
Certo poi, come dici tu e anche Lois, la solitudine a volte può diventare davvero uno stato di grazia.
Felice di conoscerti
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28 marzo 2012 at 11:11 am
Il piacere è mio!
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27 marzo 2012 at 9:47 pm
E’ letteralmente un habitus la solitudine, un modo di vivere che non solo ci riveste ma che anche ci permea da dentro. E’ un grigliore universale che si concretizza nel nostro aspetto ma che parte da dentro, dalla cenere sparsa sul cuore. Non è nemmeno dolore, è insipienza, impossibilità di Essere.
ottima citazione, ottima immagine
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27 marzo 2012 at 11:28 pm
Il titolo non è una citazione. Con parole mie, ho voluto rappresentare la mia personale percezione della solitudine.
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27 marzo 2012 at 11:30 pm
Così dobbiamo imparare a conviverci, come fosse quell’artrite che ci deforma le mani. La cura c’è ma è solo di mantenimento, una pillola, due parole e un raggio di sole, possono solo alleviare il dolore. Le ossa deformate restano.
Vestiti nuovi per te.
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28 marzo 2012 at 8:23 am
Sì, vestiti nuovi…
Grazie
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28 marzo 2012 at 5:03 pm
tu e la solitudine siete in due, quindi non si è mai soli del tutto.
“un albero fiorì qualche primavera fa
rimase in fondo all’anima un frammento rosa
è logico che noi ci rifugiamo lì
al primo freddo anche un niente caldo diventa qualcosa”
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28 marzo 2012 at 8:07 pm
…non siè mai soli del tutto…
specialmente con una canzone così che ti “affolla” il cuore di emozioni.
Grazie Fausto!!
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25 maggio 2012 at 6:48 pm
a volte penso che siamo soli già nelle braccia di nostra madre, è qualcosa con cui imparare a convivere… a volte la distanza tra noi e gli altri si riduce a volte si amplia
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