E oggi
che ho avuto più coraggio delle altre volte,
non le ho richiuse le ante.
Le ho tenute spalancate con le mani.
In fila tutti i tuoi vestiti,
non ci sono più le cravatte,
le ho fatte a pezzi una notte
per farne un plaid patchwork,
una notte, che sbattevano più del solito
i rami della tuja contro le finestre
e mi sembrò di sentire la tua voce
provenire dalla direzione dei sogni.
O forse un giorno
spudorato e impietoso
che si era svegliato presto quella mattina
a ricordarmi che non ci sei più.
Annamaria Sessa
13 luglio 2012 at 12:30 PM
Gli armadi racchiudono le presenze di una vita. Le cravatte, i vestiti, le gonne, le borse che sono e sono state dei nostri cari, delle persone con cui abbiamo condiviso il bello e il brutto, la vita e i sogni. Oltre quelle ante ci sono anche le nostre emozioni, le nostre sensazioni e i nostri rimpianti. Ci sarà sempre la nostra vita
un abbraccio
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13 luglio 2012 at 4:29 PM
Sai che penso? bisognerebbe farne un falò.
In una bella poesia Giancarlo Pontiggia dice:
“..: e così poco è la vita, che un verso, un muro, un letto
sono più lunghi di te, erano prima, e sono dopo
di te.”
E ti fa rabbia che mute e miserabili cose senz’anima, sopravvivano a chi era capace di parlare e respirare, piangere e tremare, amare e sognare….
Un abbraccio anche a te.
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13 luglio 2012 at 4:41 PM
…quel falò forse ci aiuterebbe ad ad avere più coraggio. Ad assegnare a quelle persone lo spazio fisico di un assenza, nel riconoscimento di un sentimento senza più corpo ne fisicità. Un sentimento tutto nostro e custodito non negli armadi, dietro le ante, ma solo nei nostri pensieri, in uno spazio indefinito e infinito senza più limiti ne costrizioni.
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13 luglio 2012 at 1:44 PM
..io ho gettato tutto nella spazzira…ma che strano, ogni tanto salta fuori qualcosa, come ad esempio una cravatta lilla….ma quella non riesco a gettarla…acc!!!
bellissimo pezzo, pieno di pathos…e “storiavera”.
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13 luglio 2012 at 4:30 PM
Ah se trovassi anch’io il tuo stesso coraggio!
Grazie.
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2 agosto 2012 at 11:49 am
Iraida, da quello che leggo nel tuo blog, intuisco che tu sei stata più d’una amica per Emilio. Io l’ho conosciuto solo attraverso Internet, ‘rubava’ le mie poesie e le metteva lì nel suo bellissimo Vicolo, a risplendere come ‘poesia del giorno’ o ‘del mese’. Ci siamo scambiati anche il numero di telefono e l’ho sentito non molto tempo fa, in una telefonata in cui mi diceva che in un’altra città (Verona?) gli avevano confermato la diagnosi di Napoli; questo, in qualche modo, lo rassicurava. E mi proponeva un’intervista che sarebbe apparsa, così come era stato per lui, su una rivista araba. Non c’è stata intervista, non ci sono state più telefonate nè mails. Io non lo sapevo ed Emilio se n’era andato, nonostante tutte le mie raccomandazioni, nonostante io sperassi che il male gli lasciasse una tregua più lunga. Invece se l’è portato via in fretta, come si disbriga una pratica necessaria. Non l’ho mai visto in faccia, Iraida, ho visto delle foto ed ho sentito la sua voce e, ultimamente, la sua tosse. Eppure gli ho voluto e gli voglio bene. E faccio fatica ad accettare che non ci sia più. Per quello che hai scritto, per quello che posso intuire, per quello che è stato Emilio, mi sento di abbracciarti forte per tentare di soffocare un po’ il tuo dolore.
Blumy (scrivimi quando vuoi, dimmi quello che vuoi, aggrappati anche a me, se puo’ aiutarti)
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13 luglio 2012 at 3:29 PM
i ricordi sono un vento che sbatte le ante e ci scompiglia i pensieri e le vene prima che i capelli. E mai che possiamo dire di esserci disfatti veramente di qualcosa. Tutto è sempre presente, come un tempo immobile e continuamente accessibile.
I ricordi e l’amore che è crepitato dentro di noi, questo, lo fanno.
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13 luglio 2012 at 5:01 PM
E fa male.
Ciao Carlo, è un piacere ritrovarti qui.
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14 luglio 2012 at 12:30 PM
Non vorrei lasciare troppe cose in giro, solo il mio sorriso e quei ricordi che non fanno male ma ti dicono di come si ha vissuto bene insieme.
Un’assenza cara non è mai sostituibile, però si può sentirla più vicina continuando ad amarla.
Un caro saluto.
Ciao
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25 luglio 2012 at 5:35 PM
Anche lui, se avesse potuto, avrebbe lasciato solo le sue sonore risate, distaccato come era da tutto ciò che considerava un bagaglio inutile ed ingombrante, troppo ingombrante per apprezzare il senso vero delle nostre vite. Un Saluto caro anche a te.
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14 luglio 2012 at 5:26 PM
Buttai via quasi tutto. Quello che non buttai lo rubarono i ladri.
Ma un giorno in un cassetto un fuolard dimenticato aveva ancora
il suo odore.
baci egle
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25 luglio 2012 at 6:00 PM
Sbagliamo a legare i ricordi a miserabili cose, ma poi, basta la luce di un pomeriggio o il modo Che ha uno dei tuoi figli di stringersi le labbra tra le dita e, sottile e penetrante, senti in gola qualcosa che ti rattrista improvvisamente. Ti abbraccio.
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21 luglio 2012 at 11:05 PM
Le parole di Pontiggia che hai aggiunto sono così tragicamente veritiere. Quando mio padre morì fui presa da una sorta di rifiuto per le cose ‘sopravvissute’ a lui. In pratica costrinsi mia madre a portare via tutto. Solo adesso ne ho definitivamente chiara la ragione. Grazie.
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25 luglio 2012 at 6:12 PM
Pontiggia, davvero un grande!
Grazie a te, mi fa sempre piacere ritrovarti.
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2 agosto 2012 at 4:56 PM
A Blumy
Il post “I m a fool to want you” , come altri in questo blog, si riferisce a mio marito, il compagno di una vita che e’ morto nello scorso dicembre e la cui perdita e’ ogni giorno di piu’ insopportabile.
Emilio, invece, se ne e’ andato lo scorso 24 luglio. Eravamo cresciuti nello stesso paese e avevamo condiviso parte della nostra infanzia e adolescenza. Poi si era trasferito. Da diversi anni era ritornato e insegnavamo nello stesso liceo. E’ stato come esserci lasciati il giorno prima.
Era diventato un uomo non facile ma in quel modo di essere impaziente ed inquieto, io avevo ritrovato il ragazzo di una volta, spigoloso ma inaspettatamente capace di grandi tenerezze. Io gli volevo bene.
Di fronte alla malattia ha mostrato lo spirito combattivo di sempre e, devo dire, una grande pace interiore.
L’ultima volta che ci siamo visti ho “sentito” che forse quello poteva essere l’addio definitivo, percio’ volli telefonare pochi giorni dopo e fui sollevata perche’ mi disse che da quando era tornato da Verona, stava meglio e che ci saremmo rivisti. Non e’ stato cosi’.
A volte abbiamo parlato della tua poesia che io amo molto. In Vico Acitillo, l’ultimo sito consigliato, mi pare, sia proprio il tuo.
Voglio ringraziarti tanto per le tue bellissime parole nei miei confronti, le ho apprezzate molto perché’ mi fanno capire quanto Emilio era amato.
Io ti saluto e spero che possiamo rimanere in contatto.
Iraida
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3 agosto 2012 at 11:49 PM
grazie, Iraida, grazie per la risposta (è un sollievo sapere che non c’entri con Emilio , anche se hai subìto lo stesso dolore della compagna che non conosco), grazie per l’amicizia e per aver apprezzato con Emilio la mia poesia. Ho letto qualcosa di te ma credo che tornerò a rileggerti, hai una bellissima ‘penna’ …
si, risentiamoci, mi fa piacere se diventiamo amiche
Blumy
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19 ottobre 2013 at 4:52 PM
L’ha ribloggato su Controventoe ha commentato:
Potesse avere un corpo la nostalgia! la butterei giù dalla finestra.
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19 ottobre 2013 at 5:38 PM
Che splendida disperante eppure così umana considerazione.
A volte la nostalgia sconfina e diventa corpo, il nostro
Non la possiamo gettare via….perchè siamo Lei e ugualmente Lei è noi.
Che fare allora?
Se non arrivare ad amarla? Perfino la nostalgia
Perfino la malinconia…
Certo che è vero…quante cose dovremmo arrivare a invidiare!
Cose che durano più di noi e della nostra brevissima felicità. Pare una beffa eppure in quella nostra impermanenza c’è tutto quello che non appartiene alle cose. Un valore, che non appartiene alle montagne che pure ci sopravviveranno. Una Buona serata a te, cara Annamaria.
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