Ogni mattina
cancelliamo i sogni
con cautela costruiamo i discorsi
le nostre vesti sono un nido di ferro
Ogni mattina
salutiamo gli amici di ieri
le notti si dilatano come fisarmoniche
suoni, rimpianti, baci perduti.
(Insignificanti
enumerazioni
nulla, solo parole per gli altri
ma dove finisce la solitudine?)
MANOLIS ANAGNOSTAKIS
(Salonicco, 10 marzo 1925 – Atene, 25 giugno 2005)
15 agosto 2012 at 6:34 PM
Non credo la solitudine abbia confini. Spesso (e lo noto oggi in questa società sfilacciata), la solitudine alberga in tutti i noi in qualunque momento, e non è necessario essere in disparte. Molto spesso i nostri sguardi sono altrove e i nostri pensieri ci costringono in angoli senza uscita. Ma poi forse basterà domattina un nuovo sole ed uscire con la nostra bella corazza perfezionata nei minimi termini e sorridere al mondo. Quella corazza per fortuna però poi la possiamo togliere in un momento così come l’abbiamo indossata e la nostra solitudine si nasconderà un poco di più aprendoci al mondo.
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16 agosto 2012 at 7:30 am
Chissà, forse davvero il sogno è la nostra reale dimensione, il luogo dove il nostro incoscio esprime ciò che veramente siamo, dove non abbiamo bisogno di orpelli e sovrastrutture che, faticosamente costruiamo ogni giorno, per affrontare gli altri e noi stessi.
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16 agosto 2012 at 8:27 am
Chissà!
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16 agosto 2012 at 9:18 am
La solitudine è con noi, c’è chi ne ha coscienza e chi no, chi la sa chiamare per nome e chi no, chi ne sa godere e chi ne fa il suo male.
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16 agosto 2012 at 9:15 PM
Ghiannis Ritsos, in una bella poesia, dice che ci sono tante solitudini, quelle che subiamo, quelle ineluttabili, perfino quelle che noi stessi scegliamo….
Certo! ma in ogni caso non credo si viva tanto bene.
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16 agosto 2012 at 1:45 PM
La solitudine finisce dove s’incontra con un altra sua simile. Non sparisce però, diciamo che si sospende perchè purtroppo è un ombra che ci appartiene. Ma con tante luci intorno può veramente essere piccola, piccola.
Ciao
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16 agosto 2012 at 9:41 PM
Sarà l’età ma a volte la solitudine me la sento calare addosso come una gelata su un campo. Tuttavia ho sviluppato anticorpi a sufficienza per non lasciarmi costruire intorno muri invalicabili. E’ una questione di sopravvivenza!
Un caro saluto.
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19 agosto 2012 at 8:15 am
ci prendono per navi e siamo isole.
intricate, deserte, che tesori
possiamo offrire a quelli che non giungono?
la nostra costa è dura. il nostro faro
di voce anzichè luce
non attira, spaventa
e nessun marinaio perduto nella notte
toccherà le spiagge nostre dove ancora
fanno male le orme di quel naufrago
che sapeva del nostro deserto.
la notte, ogni notte, ci promette e ci nega
la strada del ritorno, il tornaviaggio,
l’amore che ci salvi da noi stessi
e la parola che sia detta per sempre.
ci sono in noi alberi senza nome
stanchi di far ombra e crescere da soli.
coloro che non partono ma soffrono
di sete di scogliera, amano i porti,
salpano nel sonno, cercano un’altra sete
per appagare la prima, ci osservano,
ci vedono come navi, felici.
siamo isole.
“Ci prendono per navi e siamo isole” di Juan Vicente Piqueras
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19 agosto 2012 at 9:17 am
Eh sì, sembra proprio che la vera condizione dell’essere umano sia la solitudine. E’ vero anche, però, che ne faremmo volentieri a meno. Tutti i giorni cerchiamo gli altri, non fosse altro che per dividerne il peso. E poi ci proiettiamo su ciò che è intorno a noi, la bellezza, l’armonia, la passione….
Io, per esperienza personale, penso che tante volte, più che essere noi a chiuderci, ci “lasciamo chiudere” dentro mura invalicabili. Ci lamentiamo come se non fossimo noi stessi gli artefici del nostro destino.
Grazie per la bella poesia di Piqueras, è stata veramente gradita.
Buona domenica.
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19 agosto 2012 at 9:50 am
universi paralleli che si allontanano e si avvicinano, si sfiorano, si toccano e forse non si uniscono mai…
buona domenica anche a te
ps: il “forse” è di speranza perché penso che ci sono attimi della nostra vita che riusciamo realmente ad unirci a qualcuno 🙂
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19 agosto 2012 at 11:10 am
E certo!! 🙂
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