Vai al tuo cuore infranto.
Se pensi di non averne uno, procuratelo.
Per procurartelo, sii sincero.
Impara la sincerità di intenti lasciando
entrare la vita, perché non puoi, davvero,
fare altrimenti.
Anche mentre cerchi di scappare, lascia che ti prenda
e ti laceri
come una lettera spedita
come una sentenza all’interno
che hai aspettato per tutta la vita
anche se non hai commesso nulla.
Lascia che ti spedisca.
Lascia che ti infranga, cuore.
L’avere il cuore infranto è l’inizio
di ogni vera accoglienza.
L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.
Vedi i cancelli che si aprono.
Senti le tue mani sui tuoi fianchi,
la tua bocca che si apre come un utero
dando alla vita la tua voce per la prima volta.
Vai cantando volteggiando nella gloria
di essere estaticamente semplice.
Scrivi la poesia.
Jack Hirschman. New York, 13 dicembre 1933
Era l’aprile del duemilacinque. Quella mattina, davanti ai miei occhi, si materializzò un mito: Jack Hirshman.
Il collega, amico e poeta Emilio Piccolo era riuscito a portarlo nel nostro liceo. Al momento delle presentazioni, intimidita dall’imponente figura ma soprattutto da ciò che rappresentava, gli porsi semplicemente la mano e invece lui si allungò verso di me, ma lo fece con tutti, e mi baciò sulle guance. Ricordo ancora l’ispido dei suoi folti baffi! I ragazzi erano sovraeccitati, avevano saputo che quest’omone dal volto sorridente era stato il professore di letteratura di un loro idolo: Jim Morrison. Ma se ne dimenticarono quasi subito. Hirshman incominciò a leggere ad alta voce e nella sua lingua madre, poesie da “Volevo che voi sapeste” e “I dodici Arcani”. I ragazzi seguivano la traduzione dalle fotocopie distribuite da noi docenti. Lui leggeva e la voce era accompagnata da ampi movimenti delle braccia che parevano allungarsi a dismisura, come a comprendere l’intero auditorium, per poi finire raccolte sul suo petto. Guardandolo, pensai alle pratiche sciamaniche, a quei riti misteriosi capaci di governare il tempo e lo spazio. E qualcosa di magico si stava compiendo, se un centinaio di ragazzi ammutoliti, un attimo dopo ogni lettura, si lasciavano andare ad ovazioni da concerto rock.
Iraida (Annamaria Sessa)
22 agosto 2013 at 7:45 pm
il potere della parola, quando sa evocare e intenerire e appassionare
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22 agosto 2013 at 10:15 pm
Sì! e poi la capacità di trovarle quelle parole, di sceglierle, metterle insieme. E’ questa la poesia.
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22 agosto 2013 at 8:03 pm
che esperienza meravigliosa!
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22 agosto 2013 at 10:16 pm
Indimenticabile!
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24 agosto 2013 at 6:46 am
Un grande insegnamento per tutti…!
Buongiorno
.marta
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24 agosto 2013 at 10:51 am
Una persona carismatica!
Buona giornata a te, cara!
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24 agosto 2013 at 7:50 pm
La verità è che i giovani devono essere coinvolti, devono conoscere per poter apprezzare e rivedere le loro idee. Bisogna loro offrire mezzi ed occasioni e far si che possano poi decidere il da farsi e le loro scelte. Questi incontri, credo siano formativi anche per i più scettici, ed è bello che ci sia stato e ci sia qualcuno che si mobiliti in tal senso.
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25 agosto 2013 at 8:41 am
E certo! Se si smettesse di proporre alle giovani generazioni solo grandi fratelli e cretinerie simili che dilagano in ogni forma e dimensione, e se si spiegasse loro che la parola “cultura”, nell’accezione più ampia, può comprendere ogni cosa, l’hip hop, il pop, il rap e tante altre cose (volendo, anche lo gangmam, Dio mi perdoni!), ma che “cultura” è, soprattutto, l’insieme delle conoscenze ed esperienze più svariate e molteplici sedimentate nel tempo, dalle quali non possiamo prescindere se vogliamo crescere e sapere qual è la nostra storia e il nostro destino.
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25 agosto 2013 at 7:09 am
più la rileggo e più mi piace… bellissima
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25 agosto 2013 at 8:43 am
E’ la stessa sensazione che provo io…. 🙂
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8 settembre 2013 at 10:12 am
Anch’io ho avuto il piacere e l’onore di conoscere di persona Jack Hirschman, e di ascoltarlo leggere e parlare. E’ successo a Napoli una sera d’estate, credo tre anni fa, nel corso di “Poesia resistente”, un evento organizzato da “Casa della Poesia” di Sergio Iagulli. Ero con il mio vecchio prof. di Italiano, Antonio Testa, filosofo, poeta, pittore ed intellettuale che è stato il mio Maestro ai tempi dell’Istituto Magistrale, e che quella sera festeggiava il suo compleanno. Accompagnare lui e sua moglie nel cuore di Napoli proprio la sera che c’era Jack, e condividere quella magnifica serata in loro compagnia, è stato uno dei più grandi doni che io abbia ricevuto dalla vita.
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8 settembre 2013 at 10:42 am
Uno di quegli incontri che non si dimenticano! vedo che siamo parecchio in sintonia: la nostra terra, i ricordi e soprattutto la poesia. Che bell’incontro stamattina! 🙂
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4 giugno 2014 at 2:28 pm
Che esperienza! la poesia nella sua essenza più pura è magia sciamanica.
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4 giugno 2014 at 3:30 pm
Proprio così!
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5 giugno 2014 at 11:19 am
Bel blog, complimenti. L’ho inserito nella lista dei miei blog preferiti.
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11 ottobre 2019 at 4:28 pm
L’ha ripubblicato su Largo del Rosso.
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13 ottobre 2019 at 11:22 am
Ben ritrovata!
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