Vennero…

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Vennero, portavano su un piatto rosso la testa dell’orizzonte.
Anche il miraggio fu evocato
scendeva lontano in un deserto non lontano.
Labbra battevano come fossero campane…
sotto un cielo che riversava nettare
in calici simili a teste di morto.
Quant’è profana l’unione tra il sangue e il cielo.
Cola sangue che non s’arresta ….
Mentre la luce non cessa di piangere
piange la ragione del globo…

Da “Siggil”
Adonis, pseudonimo di Ahmad Sa’id
Qassabīn, Siria 1 gennaio 1930


21 responses to “Vennero…

  • iraida2

    Sì, una tristezza che ammutolisce……

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  • lois

    Cara Iraida quello che sta succedendo su quelle coste è davvero sconvolgente. È un dramma che scorre ininterrotto da anni, e quello di oggi è solo l’ennesimo e più drammatico episodio sgomento solo perchè il numero dei morti non è offuscabile. Persone che cercano serenità e muoiono a pochi passi da una nuova vita. E poi in Parlamento dobbiamo assistere alla vergogna di avere tra gli scranni un volgare, stupido e cretino leghista che non trova di meglio che attribuire le colpe.

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    • iraida2

      Ma le colpe sappiamo bene di chi sono: di una classe politica incapace di gestire una problematica epocale come quella dei migranti. Per la nostra posizione geografica, noi, più di altri paesi europei, avremmo dovuto, da anni, prevedere che tanti disperati sarebbero venuti sulle nostre coste, anche a nuoto, pur di sfuggire alla fame e alla guerra. Dovevamo essere preparati, fare leggi efficaci per regolare i flussi, fare accordi seri con i paesi di provenienza e anche con altri paesi europei….mi chiedo che ci stiamo a fare nel parlamento europeo!! ma, che dire, sappiamo bene che ben altro tiene occupati i nostri politici.
      Una vergogna!

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      • lois

        Ma diciamo che la Comunità Europea è il fallimento di un’idea col potenziale altissimo. Non c’è una direttiva che sia a favore della comunità (giusto per fare un esempio; qualche giorno fa è stato bocciato il decreto che avrebbe voluto portare il contenuto di frutta nell’aranciata, dal 12 al 20%!) si tiene conto del Pil e non della vita reale.
        Il dramma dei migranti perdurerà proprio cone dici tu; si puó scommettere che domattina le notizie dei giornali saranno dedicate ad “altro”. Si, è una vergogna. Senza eguali.

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  • tramedipensieri

    Questi buffoni fanno un minuto di silenzio.
    E poi se ne dicono di tutti colori accusandosi a vicenda.
    Ipocriti!

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  • Transit

    Vennero

    disarmati in cerca di pane e vestiario,
    lavoro, casa e medicine.

    Vennero

    e nella notte che ghiaccia,
    s’udirono voci di viscerale terrore.

    Vennero

    e flebile la morte avvolse
    la carne anche più innocente.

    Vennero

    e la vita inabissò,
    acquattata nelle onde dormienti.

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  • iraida2

    Ti ringrazio Transit!

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  • carlo.dainese

    Questi versi sono davvero belli e forti. L’immagine, troppo didascalica, ne sminuisce il potere evocativo e riflessivo. Oltre ai corpi morti, che giacciono sul suolo sabbioso, ci sono le vite.Quelle si, importanti. La poesia parla secondo me di questo.
    Solo per dire che l’uso dell’immagine è difficile. Molto difficile.
    Grazie per questa poesia.

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    • iraida2

      Hai proprio ragione!
      In un primo momento, avrei voluto postare solo i versi: mi sembrava che qualsiasi immagine sminuisse il dolore che dai versi traspariva. Poi ho scelto quella foto, la vista della quale mi pareva eguagliasse lo strazio atroce che sentivo.
      Grazie a te!
      guardo spesso le tue foto, sono bellissime, in esse colgo una grande sensibilità.

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  • Transit

    Cumpagne ‘e sventuta mmiezz’o mare

    ‘O mare ‘e niro niro comm’a pece. Ma
    stanotte so’ schezzechiate trecient’ stelle.

    E nun saccio ‘o pecchè, ma l’avimmo cuntante
    a una a una, senza ce stancà neanche ‘nu minuto.

    Dicevano: Nuje simmo scese pe’ ve fa cumpagnia.
    Zenniannese, redevano e pazziavano, comm’e criature

    Forse è ‘na nuttata affatturata, magica o ‘e tragedia.
    Fa friddo, pirciò stammo cchiù aunite ll’uno cu ll’ate.

    ‘E mamme teneno ‘e ccriature stritte ‘mpietto e pe’
    ll’adduobbeco le danno ‘a zucà ‘e zizze cavere.

    Ce cunuscimmo ‘a piccerille, quanti giochi e quanta
    pazzielle avimmmo costruite cu ‘e mmane noste.

    E mmò? Mò stammo ccà, chin’e paura e lacreme.
    Qualu popolo nun è stato criature e migrante?

    Ogni popolo dint’a propria ignoranza, ha pregato ‘o
    ddio suje. E mmò? Pe’ ce fa vedè appicciammo ‘na

    cuperta. Nun l’avessemo mai fatto, s’è appicciato
    tutt’a varca e ll’unica via è ‘o mare sotto e ‘ncoppo.

    A chi avimmo fatto male? Pecchè avimma murì?
    Stì domande ce fanno ascì pazzi; e pazza, primma

    ‘e murì, è stata ‘a vita nosta e chella ‘nfame ‘e speranza.
    Chi spera, speranno more, mentre accucceliate parlano ‘e stelle.

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  • Pandora

    bellissime tutte queste poesie, parole che ti entrano sotto la pelle e lì rimangono aggrappate…
    ma davvero quello che provo è rabbia e impotenza

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  • iraida2

    Ed è quello che proviamo tutti!

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  • iraida2

    Sta circolando anche su FB, grazie di aver segnalato il link.

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