Nacqui….

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Domenica 12 settembre 1937
alle due del mattino, nacqui
Da allora le mie abitudini notturne
e l’amore nei fine settimana.
Mi classificarono, bimba? rosa.
Buttai il rosa molto tempo fa
e scelsi il colore che piu’ mi piace
cioé tutti.
Mi fanno compagnia tre figlie e due cani
quello che mi resta di due matrimoni.
Ho studiato perche’ non c’era rimedio
fortunatamente ho dimenticato quasi tutto.

Ho fegato, stomaco, due ovaie,
un utero, cuore e cervello, piu’ accessori
Tutto funziona in ordine, pertanto,
rído, grido, insulto, piango e faccio l’amore.
Siamo fatti di ricordi
……………..
Assumiamo le pose delle vergini
Cosi’
ci vogliono loro.
Fornichiamo mentalmente,
lievi, molto lievi,
con la pelle di qualche fantasma.
Sorridiamo
femminili
innocenti
………………..
Non siamo creature
che vivono di sospiri.
Non sorridiamo piu’
non piu’ false vergini
né martiri che aspettano nel letto
lo sputo occasionale del maschio.
…………………………
Adesso
io qui, frustrata,
senza permesso per esserlo
debbo aspettare
e accendere il fuoco
e pulire i mobili
e riempire il pane di burro.
Tu comprerai con sudicie banconote
il tuo capriccio
passeggero

io ne ho abbastanza in tutto questo
dove non sono più un essere umano
e mi trasformo in un ferro vecchio.

Ana Maria Rodas. Citta’ del Guatemala 12 9 1937

Guatemala. La storia di questo paese è da brividi: un susseguirsi di regimi dittatoriali, genocidi sistematici, feroce sfruttamento del lavoro, inauditi massacri di contadini, sindacalisti, uomini politici, studenti, giornalisti, religiosi e chiunque accennasse ad opporsi ai regimi maschilisti e patriarcali che negli anni si sono succeduti. Tutto questo fino ai giorni nostri, quando ancora si registrano gravissime violazioni ai diritti umani.
In questo contesto, una poesia come questa, sovversiva, coraggiosa, stigmatizza con la sua potenza espressiva, non solo l’odiosoa prepotenza maschile ma, più in generale, l’ingiustizia del potere assoluto di uomini su altri uomini.


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