Nel silenzio di casa, quando il legno si spezza,
aspetto i movimenti degli ingranaggi del tempo,
la manifestazione evidente della macchina del mondo,
le pale del mulino che macinano la farina dei giorni,
i denti che recidono la pelle della feroce esistenza,
lo scorrere dei minuti dell’orologio naufrago dei domani.
Il ronzio della mosca contro la sua immagine nel vetro.
Nel silenzio di casa, quando tremano i mobili
e oscillano gli elettrodomestici nel riflesso del vetro,
stridendo in un coro liturgico tra le monete
nitide sotto il sole e le pale che tritano emozioni,
e la puleggia che bisbiglia parole contro l’indifferenza,
il destino delle posate e piatti prigionieri, lentamente
si disfano in argilla e ruggine mortale.
Le cose muoiono senza panico mentre guardiamo
distratti il vento che solleva le tende della stanza.
Soltanto le cose sono nitide e hanno un’anima, e credono
nella vita eterna.
José Eduardo Degrazia, Porto Alegre (Brasile) 1951
da Pioggia Antica: Antologia Poetica
traduzione di Iris Faion
23 giugno 2015 at 7:53 pm
Quanta profondità di pensiero: le “cose” si animano
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24 giugno 2015 at 6:37 am
Quante cose…..
ci servono come taciti schiavi,
prive di occhi e stranamente segrete!
Dureranno di là dal nostro oblio
e non sapranno mai che ce ne siamo andati. (Borges)
…e così poco
è la vita,
che un verso, un muro, un letto
sono più lunghi di te,
erano prima, e sono dopo
di te. (Pontiggia)
…E guardammo, un giorno, i nomi
le parole prime, scure,
che dicono sì e no, che oscillano
tra le cose. (Pontiggia)
Borges, Pontiggia, Manganelli ma anche tanti altri poeti si sono interrogati sul mistero delle cose, sulla loro “permanenza” ……
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