Nella misura in cui invecchio, mi libero degli aggettivi. Vedo perfino che tutto si può dire senza di loro, meglio che con loro.
Perchè “notte gelida”, “notte solitaria”, “profonda notte”?
Basta “la notte”.
Il freddo, la solitudine, la profondità della notte sono latenti nel lettore, pronte ad avvolgerlo alla semplice provocazione di questa parola “notte”
Carlos Drummond de Andrade,
Itabira 31 10 1902 – Rio de Janeiro 17 8 1987
30 giugno 2015 at 6:04 pm
Quanto è vero!
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30 giugno 2015 at 6:13 pm
Che universo magico le parole! 🙂
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30 giugno 2015 at 6:06 pm
un caro amico di Roma un giorno, parlando di poesia, rimarcava il concetto di sottrazione, soprattutto degli aggettivi
ridurre all’essenza ed evitare le ridondanze, le cose scontate.
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30 giugno 2015 at 6:15 pm
E mi pare più che giusto. La poesia è, prima di ogni cosa, sintesi.
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30 giugno 2015 at 6:08 pm
Più che giusto.
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30 giugno 2015 at 6:17 pm
Certo, la sintesi è il segno peculiare del linguaggio poetico.
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30 giugno 2015 at 8:03 pm
concordo anche io.
(nella mia ultima… solo un aggettivo. Beh… uno solo, via…
perdonata?)
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30 giugno 2015 at 8:14 pm
A te tutto è perdonato, amica mia!!! 🙂 🙂 🙂
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