E cosa rimarrà domani di tante telefonate nel cuore della notte ..

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e cosa sarà di tante serate spese a ubriacarmi del tuo sorriso di angelo triste

e fuori moda, a leggere enigmi nelle pieghe del tuo volto di donna-canguro

che avresti potuto comparire in un quadro di Basquiat tanto sei bella

e brilli come una luna desolata nel cielo dei senzatetto e dei senza-patria,

come se non sapessi che dolori mestruali e crisi d’asma non bastano mai,

in questi casi, a rinsaldare i conti e che ancora pensi a me con la smania

di una sedicenne di fronte a un cielo stellato

o a un jeans da sbottonare la prima volta

 

adesso sento che se domani ti cercassi all’uscita del lavoro

e col sorriso dell’impiccato dei tarocchi

ti chiedessi vuoi venire a vivere con me stasera

e poi ti spogliassi con tenerezza per non bruciarmi le dita

come i bambini quando toccano il fuoco

o ti sussurrassi voglio perdermi dentro di te

come gli angeli che prendono autobus senza meta

nel cuore della notte in una città qualsiasi,

mi prenderesti per mano senza balbettare una risposta

e, toccando il cielo o il buco nero della  vita

con un dito, daresti via tutto quello che hai quello che sei

come un serpente a sonagli cambieresti pelle e sguardo

daresti via la tua aria da donna matura per essere semplicemente viva

per essere tutta qui tra le mie palme faccia e lingua e seno

per mordermi di una felicità strappata al domani che non verrà più.

 

Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Beatrice. My heart is full of troubles”


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