Vidi l’alba un giorno
e volli imparare la lingua del sole che sorge.
Così cominciai a scrivere da est a ovest,
sognando i beduini e le rose del deserto,
ascoltando le musiche portate dal mare,
e imparai che la gola è profonda fino al ventre
e che ci sono lettere capaci di viaggiare
dall’una all’altro, senza mai perdersi,
andata e ritorno.
Andata e ritorno
dalla mente al cuore di una poesia antica,
di canti d’amore e di vanto,
di rancore e di pianto.
Litanie infinite dai ritmi solo in apparenza
mai uditi.
Annamaria Bianco
La ragazza nella foto ha scritto questa meraviglia e altre cose ancora.
Un pomeriggio di molti anni fa, si presentò a una delle nostre interminabili riunioni di redazione del giornalino del liceo. Mi disse “Prof, vorrei raccontare la mia generazione, le cose che amiamo, quelle che ci fanno paura, i nostri sogni, il mondo….”
“…noi che non siamo il futuro come vogliono farci credere ma il presente…noi che non abbiamo certezze, che non sappiamo se riusciremo a costruirci un futuro qui o in un altro paese, che non sappiamo se andare o restare… noi abbiamo dentro tante idee, emozioni e anche tanto disordine… ma questo è il momento di “partorire la nostra stella danzante”, di ritrovarci faccia a faccia con la tempesta. E noi saremo pronti”
Così scrisse in un suo editoriale, il cui titolo era una citazione da Nietzsche “Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi”
Oggi è una specialista di lingue arabe, viaggia per il mondo, scrive su alcuni giornali anche esteri e non finisce mai di stupirmi la mia “stellina danzante”
28 gennaio 2019 at 7:17 pm
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