Ho un viaggio da proporti.
E una meta. Fattibili svoltando oltre i due vicoli
(il tuo, lo immagino con musica ad asciugare
al sole, il mio, immaginalo, con acqua che
scende dai balconi, biciclette che sudano ai
muri). Io che ascolto il tuo trillar nelle mie
tasche, tu che m’offri il traffico d’un sorriso,
una scarpa vuota da portare assieme.
Diamoci un tempo, dunque, riconoscibile
nel lusso del passo, riposo lento e che sia
verso sera e per tutta la sera. Andremo a
riprendere fiato. In una casa sinistrata, poco
abitata, ma vicino a una taverna, il mare fresco
all’odore, cresposo quanto basta. Per riportarti
da lontano. E io che sventolo destini, che
in mano.
Dorinda Di Prossimo
da “La notte la casa l’assenza” 2015