Fine anni settanta in un piccolo paese, come ce ne sono tanti in Italia. Si inaugurava la nuova Casa del Popolo. Io ero là con la mia copia dell’Unità e l’entusiasmo che a diciotto anni si ha di cambiare il mondo. Gli porsi il giornale e gli dissi ” Enrico, scrivi il tuo nome”
Si avvicinò a me e agli altri e, mentre distratto lasciava sgorbi qua e là, chiedeva di continuo a ognuno “che fai nella vita?” Ascoltava e sorrideva.
Alla fine ci disse “Studiate, preparetevi bene, il nostro Paese ha bisogno di voi, ma mi raccomando, studiate!”.
Poi sono passati gli anni a decine, e siccome è più facile semplificare, generalizzare, dimenticare……
Chissà se qualche riflessione e distinguo in più, ci avrebbe evitato l’imbarbarimento in cui siamo piombati.
Iraida(Annamaria Sessa)