Una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e di roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore…
una poesia è questa città adesso,
50 miglia dal nulla,
le 9,09 del mattino,
il gusto di liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l’oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta da finestre rotte…
una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo…
e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l’altro fino all’estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose che non possono fare.
Charles Bukowski
Andernach, 16 8 1920 – San Pedro 9 3 1994
Quanto dobbiamo alla grande Fernanda Pivano!! ci ha fatto conoscere con la sua opera di traduzione gran parte della poesia nordamericana del 900, Whitman, Hemingway, Lee Masters e la beat generation: Ferlinghetti, Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso e Charles Bukowski che in America era quasi ignorato.
La falsità delle finestre
Di là dalla stanza posso vedere
i rami più alti di un sicomoro.
Una specie di ruggine una muffa
bianca nelle biforcazioni dei rami
nudi.
Sono solo fitti abbastanza da formare un disegno,
e sebbene le finestre
all’altro lato del cortile non siano nascoste
da essi, sono astratti, si mostrano
solo un po’ per volta, come se fosse la finestra
a mostrarmi 3 mc. di
rami di sicomoro;
senza sopra né sotto, solo
bastoni messi insieme.
Ron Loewinsohn
Nato nelle Filippine nel 1937 ma naturalizzato americano, Ron Loewinsohn, è annoverato tra i poeti della beat generation. E’ presente in “Poesia degli ultimi americani” 1964 di Fernanda Pivano. Si tratta di un’antologia di poesie di Corso, Kerouac, Ginsberg, Bremser, Ferlinghetti, Levertov ed altri che rappresentano gli sviluppi della poesia americana dopo Olson e Duncan. Sognavano ancora una società senza guerre e senza la schiavitù del consumismo. Queste poesie venivano lette in reading o portate nei sacchi a pelo da una generazione che cercava “quella meravigliosa speranza, inafferrabile dea, immortale bellezza che è sempre stata e sarà sempre la libertà”
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