
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
XXXIII
potessero farsi dei dolori
o anche degli amori
scatole e pacchetti
e carriaggi e trucks on the road
da portare in giro
per le strade del mondo
o da nascondere da qualche parte
in attesa del niño di
Inkary
o di un terno al lotto
potessero farsi boîtes e pavlove
dei sogni andati a male
da abbandonare nei frigoriferi del mondo
o lungo i mari incisi dai venti
e fossero sufficienti trapunte
polipi di corallo o saraghi alla griglia
per convincersi che nulla già accade
che non sia già accaduto
e non fossero invece trapunte
polipi di corallo e saraghi alla griglia
rune enimmatiche e preziose
da consultare nella convinzione
che ciò che è già accaduto
ancora accadrà
potessi strappare
con animo leggero i giorni a venire
lasciando alle scommesse
tempo e luogo
e pazienza e sistema
e manciate di sensi obliqui
e spartiti per piano e orchestra
potessero invisibili le mie mani
costringerti a morderti il labbro
mentre fai e disfai parole
e docile assecondi
gesuiti senza più colletti e dei
avessi polipi d’oro e corallo
e amuleti di labradorite
in cui sigillare il tempo
e trapunte sotto cui covare
le tenerezze che non ci daremo mai
e potessi intuire
come si tengono le cose alle cose
e le infinite trame dei verbi
che fasciano il mondo intero
e le differenze tra il dito e la luna
e la quidditas
dell’ago e della zinna
mi darei una ragione
prima o poi
di questa dissennata
voglia mia di amarti.
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – Acerra 23 7 2012
da “Les arrangements”
LXI
e non saranno santi e sacrilegi
e litanie e rosari ottobrini
o serti di alloro nella notte di san giovanni
a mutare alla fine la paura che ti prende
ad essere sola più sola
sola per i sogni provvisori
i mille sogni
più uno che rovesci tra le lenzuola
dove passarci la notte di tutti i giorni
è un muscolo che fa male
perché dei miracoli impastati
di mirra e incenso
tutti sono capaci dopotutto
ma lo scandalo vero
senza governo alcuno
è la fatica che si spende e si spande
nelle piazze affollate di stallieri e regine
di sgualdrine in odore di santità
di eroi da striscia e bucanieri
così che non saranno cristi e rosari
a rifare il
look
a madonne sante e puttanelle
ai palazzi in disuso
alle stelle e alla stalle
né è sufficiente recarsi ai
check in
dove si svendono i voli ad alta quota
o ai porti dove l’acqua è scura come il cuore
o ai treni che se ne vanno via come la vita
e farsi un biglietto di sola andata
per heidelberg favignana o per giugliano
perché ad uno ad uno tu possa contarli
i mille sogni più uno che ci passano accanto
lasciandoci
soli
appassiti
di pezza.
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
XI.
tu avevi ogni mattina
un vestito diverso ed un colore nuovo
io avevo per caso una camicia pulita
e un disordine grande nelle tasche
tu parlavi con le amiche
io ingoiavo piano il silenzio della notte
poteva finire lì
quella trama semplice
fatta di tempo che è tempo e basta
di cose che non vanno da nessuna parte
unico problema
dove mettere
tutti quei mattini
che foravano la notte
con la stessa inclinazione sud-sud est
chiari
puliti come la gota rasata di fresco
o le bucce di limone asprigno nella crema
forse fu un colpo di vento
o la giovinezza
che ci corse sul filo della schiena
forse un grano di sale sulla lingua
forse la noia aspettando le 13.15
e le ore che precedono le ore
forse dio ci inventò in quell’istante
tu avevi un pullover di kashmir rosa
io per caso una camicia pulita
e un disordine grande nelle tasche
chi può dirlo ormai
certe volte sento il vento nel vento
e le cose nelle cose
certe volte ti sento respirare.
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
LIV
ci sono sogni testardi e duraturi
e sogni fatti a gambe larghe
sogni per amanti e sogni sopratono
che fanno male all’ernia del disco
sogni scaduti come il biglietto del tram
e altri scaduti come il sogno cui non hai creduto
sogni esemplari di vita andate a merda
e sogni che sogni capannoni di periferia
sale di té
l’ombrello dell’infanzia
nonno e nonna in viaggio di nozze
prede allineate al mirino, per favore,
o anche un cinema di periferia
con la voglia di toccarle la coscia
ci sono sogni di prima classe
e sogni che neanche dio li fa
sogni su misura
e sogni fra un caffé e panini tutto compreso
sogni in cui si parla della mostra del té
e sogni che tu finisci alla cappella pappacoda
o all’albergo dei poveri
sogni lunghi e a puntate
e sogni che dopotutto, cazzo, qualcuno
ci dovrà pur essere che li sogna
il nostro, amore, è un sogno
un poco da romanzo e un po’ da manuale
da cucinare a fuoco lento
come un sarago.
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
XXXIX
capita dopo notti passate a contare rughe e ricordi
di vivere per trasalimenti ed eroici furori
o di intuire che tre grammi di
high tech
sono sufficienti per un comfort impermeabile e sicuro
l’unico d’altra parte per non sentirsi provvisori
capita anche di accorgersi
che tutto dappertutto è uguale
la manopola del gas
la grattugia
l’occhio monocolo e senza prospettive
davanti a San Guido a Giotto a Cimabue
davanti ai cazzi tuoi e ai cazzi miei
così che alla fine ti ritrovi come shéhérazade
con un mucchio di storie da raccontare
con vocaboli gentili e vocaboli sguaiati
e altri né carne né pesce
né cerchio né quadrato
che ne fai poesie buone per ogni occasione
e poesie da recitare togliendosi le braghe
poesie in salsa di lumache e poesie per misto di cipolle
poesie per ogni donna che ci ha tre buchi
e poesie per beatrice laura e assuntina
poesie per il cane e poesie per lo zio
che dalla guerra scriveva a mio padre
lettere di sconfitte malvissute
perché così, amore, si vive
come nelle camere d’albergo
fra avanzi di colazioni e conti sparsi sul tavolino
fra arrivi e false partenze
tra notti passate a guardare la luna e le tue mani
e notti rubate alle cameriere gentili
per mance per pazienza o per dovere
si vive per scommessa o con metodo
per l’infamia o per la lode
perché chi vuoi, amore, che se ne importi
se il cielo è così terso
se ancora una volta è il mattino
se siamo felici.
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
In una sua poesia, Emilio diceva:
“…che triste, amore mio, morir d’estate
come la vita oscena e un po’ baldracca
che brucia sulla pelle e fra le gambe
a primavera voglio io morire
il tredici di maggio che son nato
lontano da chi amo e chi mi ama
ché in ogni filo d’erba in ogni fosso
è bella questa vita ed io son vivo”
e invece morì in piena estate, lui che in primavera era nato, il 13 di maggio.
Ciao Emilio, ovunque tu sia!
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
…in altre parole
abbiamo fallito la missione
di andare nello stesso tempo per donne e poesie
per tempi brevi ed eternità
per chiacchiere sulla pioggia e sullo spirito
ma in compenso
ci siamo organizzati bene
oh sì come ci siamo organizzati
almeno a lavare i piatti
a scopare una volta l’anno
e andare per supermercati e show business
che è la linea più breve fra l’inizio e la fine
fra l’incontrollata nascita
e l’eccitazione dell’ultima partenza
per vedere come va a finire
come va
che dentro alle mani ci abbiamo messo a viatico
ricordi strani e insulsi
strade attraversate senza guardare dall’altra parte…
ci abbiamo messo
sentimenti dissipati e pungenti come rovi
le madri e i padri che volevamo uccidere
e siamo alla fine diventati
delle bestemmie e grazie ricevute
serate passate a guardare l’altra faccia della luna
ché quella visibile non ci bastava
e notti che abbiamo fatto di tutte le lune un fascio
ci abbiamo messo un vangelo due marx e tre playboy
un etto di allegria e di tristezza
saraghi canne e un preservativo
perché non si sa mai
e proprio alla fine tu la incontri
quella che non si distrae
in futili promesse d’eternità
e ti scopa come fossi
l’unico esemplare della specie
ma andare è importante
e avere sulle labbra i saluti che si fanno
e i canti che si ricordano quando è troppo tardi
perché così va il mondo…….
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Les arrangements”
XLV
perché mai questo soffrire
dentro fin dentro
nervo su unghia su pupilla
unico per formiche alberi e travertini
perché mai questo morire
per sottrazioni di fonemi
di rami foglie e gemme
per dolore di ciò che non siamo
per le storie che non ci faremo mai
per l’assoluto che tu sei
per i profumi e i frutti del pianeta
perché mai fra un nonsenso e l’altro
si misura come un ponte senza fiume
la distanza che c’è fra l’ombra e il sogno
fra il sogno e le vite raccontate con discrezione
raccontate una e cento volte
quasi fossimo shéhérazade
piccola cooperativa di dopolavoro
e non sapessimo invece che questo è il solo modo
di tenersi il tempo per vivere
e cucire con un filo sottile
ad uno ad uno
i nuovi e gli antichi amori della specie
Pietro Pasquale Daniele, Emilio Piccolo
da “Les arrangements”