La notte avanza sulla città
e gravi si sentono le note di un violoncello
sotto le mani di un musicista che lacerato
interpreta il proprio dolore.
Aumentano gli archi sull’ottava di Mahler
con il suo roco suono nella notte profonda
come strido di gabbiano in alto mare
e giubilo di musica desolata.
La voce s’ingarbuglia alle corde del violoncello
si solleva fino a illuminare l’immensità
che esplode come l’amore
disintegrandosi.
Luz Mary Giraldo Ibagué, Colombia 1950
da “Di arti e mestieri”
traduzione di Martha Canfield e Alessio Brandolini
dal sito Fili d’aquilone