Mi ricordo solo che ho dimenticato la cadenza delle voci più amate,
e ho perso per sempre l’odore dei frutti dell’infanzia,
il sapore esatto della pesca,
il battito d’ali tra i pini,
l’entusiasmo nel trovare una noce caduta dal suo albero.
Meraviglie di un tempo passato, che ora sono solo noiose filastrocche,
vano richiamo che non mi porta lo stupore di trovare un colibrì nella mia stanza,
come molti mattini della mia infanzia.
Come riavere indietro certe carezze e gli abbracci più importanti?
Come rivivere il buio pesto, illuminato a malapena con la luce dei Beatles,
e come far piovere la stessa pioggia che guardavo cadere a tredici anni ?
Come tornare indietro all’ebbrezza del sole, alla lucentezza dei miei sette anni
al sapore di mora matura,
a tutto quel territorio sconosciuto alla morte,
alla luce pulsante di purezza,
a tutto quello che sono e che già non mi appartiene?
Dario Jaramillo Agudelo. Antioquia in Colombia 1947
da “La nostalgia”
Traduzione mia (Annamaria S.)
“La più grande attrazione di ognuno di noi
è verso il Passato, perché è l’unica cosa
che noi conosciamo ed amiamo veramente.
Tanto che confondiamo con esso la vita”
(dal “Pilade” di Pier Paolo Pasolini)
L’ordine delle cose
L’albero del susino,
laggiù le gardenie a sinistra,
più in là il blù.
Il mare.
Dove, amore,
metteremo il mare?
Gli anni in quaderni gialli
e la risata dorata quando badiamo ai gatti.
In quale cofanetto dell’inverno
metteremo il temporale?
In solaio le ore della tua assenza.
Gli allori, i gerani,
la menta ai piedi
di questa promessa.
Vedrai
com’è imprevedibile la terra, amore,
se solo esisti.
Carmen Yanez
Santiago del Cile 1952
Quando ho letto questa poesia mi sono venute in mente le scatole di Cornell, opere create con la tecnica del collage, un collage scultoreo o a tre dimensioni.qui e qui le ho già citate.
Joseph Cornell, artista eclettico americano della prima metà del secolo scorso, costruisce delle scatole su misura nelle quali racchiude oggetti stravaganti ma anche ordinari, raccolti durante i suoi viaggi: fotografie, animali, copie di vecchi film, pipe, un bicchiere con un uovo, bussole, cucchiai, carte di viaggi e molto altro ancora. Alla fine ogni scatola diventa un mondo in miniatura, fatto di frammenti di una storia che l’autore ricompone attraverso le cose, le innumerevoli cose che, mute, fanno parte delle nostre vite.
E se si potesse avere una “scatola” dove conservare, per esempio, quel momento lì, sì proprio quello, che era bellissimo solo mentre lo vivevi? quel brivido lungo la schiena ? i baci di tua madre? il senso d’immortalità quando hai messo al mondo un figlio? un dolore indimenticabile e tuttavia dimenticato? un pensiero irripetibile? il riso, il pianto e le ore in cui siamo stati quello che non siamo più?
Annamaria Sessa
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6 commenti | Tag: Carmen Yanez, cose, Le scatole di Joseph Cornell, memoria, oggetti, passato, Poesie commentate, poeti cileni, tutti gli articoli | Pubblicato in: tutti gli articoli