L’abbiamo consumato il presente
dissipato stropicciato
– ci lanciavano dall’alto grandi fogli
di disegno come proiettili a richiamarci –
– è quello stronzo che vuole attirare
la mia attenzione –
abbiamo fatto di questa vita
scialo di triti fatti vano
ma senza crudeltà
per richiamare l’attenzione alle urgenze
per stare sui fatti e sul presente
per imperizia ed egoismo
per superficiale inanità
pensando che ogni attimo fosse
il prima e il dopo
di ogni altro attimo all’infinito.
E forse altro c’era
– ancora mi lancia fogli da disegno
dal quarto piano
appallottolati per attirare la mia attenzione –
– è sempre quello stronzo
che vuole a segni educarmi
al rispetto dei tempi-
forse era il sospetto che
ogni attimo fosse l’assoluto tempo
della felicità pura
l’unica possibilità di questa vita
il divino incarnato
il divino sole
o la divina luna
unica porta verso l’infinito.
Ed altra non ce ne sarebbe stata.
Ed era l’attimo della verità
alle cinque della tarda
o a mezzanotte
quando la vita è in bilico
e ti sembra di andare
da prua a poppa
sulla tolda di una nave in tempesta.
L’abbiamo trascurata questa verità
e nemmeno l’abbiamo guardata
in faccia
con l’ironia che ci vuole
ogni volta che si parla
di miracoli.
Che non esistono è vero
ma, a pensarci bene,
sono miracolosamente fuori
dalla nostra vita.
E’ stato uno scialo questa vita
e ricordo mio figlio
che con orgoglio rivendica tuttora
averci messo otto anni otto
a laurearsi.
Prima di consegnarsi mani e piedi
alla tristezza infinita
della linea retta.
O della vita retta.
Non saprei.
Forse l’etica dovrebbe ogni tanto
fare un salto dalla parte
dell’impenitenza e gridare
– ero io cazzo quello
ero proprio io
e non sperate mai ch’io mi penta. –
Pietro Pasquale Daniele
Oggetti smarriti
XL
il tempo, ci mancava il tempo
per costruire case e rifugi
ci mancava il tempo per sentire
le voci dell’interno e della strada
per guardare negli occhi il presente
così geometrico e così assoluto
quando tutto si riduce
a spigoli a superfici a volti tutti eguali
senza un’ombra un pelo un capello fuori posto
con gli oggetti così soli e indifesi
così indifesi e essenziali
così essenziali e violenti
e oggetti noi stessi eravamo
roba da inventariare su scale periodiche
roba da traslocare per destinazione ignota
alla deriva e alla fonda nello stesso tempo
come il portaombrelli
oh sì il portaombrelli
così sconosciuto al tatto e alla pioggia
inutile e alieno come solo un portaombrelli può essere
perché gli ombrelli si perdono sempre
nei cessi delle stazioni o nei pullman affollati
ed è nei cessi delle stazioni e nei metrò affollati
che si perdono gli uomini
oh sì gli uomini così sconosciuti
al tatto alle carezze o agli sguardi d’amore
inutili e alieni come solo gli uomini sanno essere
Emilio Piccolo, Pietro P. Daniele
da “Les arrangements” Ed. Dedalus 1998
Les arrangements è una raccolta di componimenti che non pretende di contenere messaggi ma soltanto immagini, ritmi, arrangiamenti, percorsi di esistenza.
Tra le considerazioni degli autori, che precedono i testi, la terza è la seguente:
“La poesia è di chi scrive o di chi la copia, di chi la recita, di chi la cancella, di chi la usa, di chi l’arrangia? I sogni, insomma, anche quelli più privati, sono di chi sogna o di chi li attraversa, scomponendoli e ricomponendoli, scomponendosi e ricomponendosi, ritrovandosi, perdendosi come nel labirinto degli specchi al luna park?”
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