“Noi cerchiamo soprattutto l’incondizionato e troviamo sempre solo cose” Novalis


Io sono qui, tra le cose che ti sono appartenute, i tuoi libri allineati sul comodino, il cuscino che appoggiavi dietro il capo, il tuo cellulare spento, il tuo orologio che stupidamente continua a scandire un tempo ormai concluso.
Ed è strano come miserabili cose inerti mi parlino. E io le ascolto, per dare un senso a te, a me, al mio presente, al mio futuro. Iraida

Il Futuro di Julio Cortazar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero

Julio Cortazar (Bruxelles, 26 agosto 1914 – Parigi, 12 febbraio 1984)


9 responses to ““Noi cerchiamo soprattutto l’incondizionato e troviamo sempre solo cose” Novalis

  • lois

    È molto bella e molto “cruda” questa poesia. Ed è molto bella e veritiera l’interazione che queste parole (come tutte quelle delle poesie) hanno nella vita di tutti i giorni. Tra le cose belle e quelle meno belle. È strano e straziante non avere più la fisicità di una persona, ma credo che l’intensità ed il valore della loro presenza si può misurare e leggere proprio in “un orologio che continua a scandire il tempo” o “nei libri allineati sul comodino”, in quegli oggetti inerti e nel nostro sentire avranno racchiuso la loro “immortalità”, e non be faccio un discorso religioso p di fede, ma proprio di umano sentire.
    Un abbraccio

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  • iraida2

    C’è che si cerca nelle “cose” che puoi vedere, puoi toccare, quella fisicità che manca e di cui hai bisogno per continuare a dare un senso a tutto, perchè il ricordo può non bastare.
    Un saluto carissimo.

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  • Majhul

    “Quella stessa notte, saranno state le due del mattino, la rivide per la prima volta. Faceva caldo e nel camerone dove cento e più emigranti russavano e sudavano, si stava peggio che fra i rotoli del cordame sotto il cielo basso del fiume, con tutta l’umidità della rada incollata alla pelle. Oliveira si mise a fumare seduto contro una paratia, studiando le poche stelle scabrose che si infilavano fra le nuvole. La Maga uscì da dietro un ventilatore, con in mano qualcosa che trascinava per terra, e immediatamente gli volse le spalle e andò verso un boccaporto. Oliveira non fece nulla per seguirla, sapeva fin troppo che poteva essere una delle signorine bene della prima casse che scendevano fino alla feccia della prua, avide di ciò che esse chiamavano esperienza o vita, o qualcosa di simile. Somigliava molto alla Maga, era evidente, ma la maggior somiglianza ce l’aveva messa lui, e perciò non appena il cuore smise di battere come un cane arrabbiato, accese un’altra sigaretta e si diede dell’incurabile cretino. Aver creduto di vedere la Maga era meno amaro della certezza che un desiderio incontrollabile l’aveva strappata dal fondo di quel che è definito subcosciente proiettandola sulla figura di una delle tante donne che erano a bordo. Fino a quel momento aveva creduto di potersi permettere il lusso di ricordare con malinconia certe cose, evocare nell’ora propizia e nell’atmosfera adeguata determinate storie, e poi apporvi la parole fine con la stessa tranquillità con cui schiacciava la cicca nel portacenere. ” – Rayuela; J. Cortàzar

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  • iraida2

    Proiettare la fisicità della persona che si è perduta, sulle cose che gli sono appartenute, avendo comunque la certezza che queste, in nessun modo, possono sostituire un’assenza, è davvero amaro, crudele,ma accade.
    Io voglio ringraziarti di questo brano che hai trascritto per me, mi chiarisce ciò che sento e mi stimola ad approfondire. Il libro da cui è tratto, sarà la mia prossima lettura.

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  • Majhul

    Abbandonati a Rayuela e, magicamente, ti riapproprierai di qualcosa perduto nell’etere chissà come, chissà quando.
    Un sorriso,

    D.

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  • robertomeister

    La citazione di Novalis mi ha colpito. Egli sostiene che l’incondizionato ( unbedingte ) abita all’interno della determinatezza delle cose.
    E’ l’invisibile che si rende visibile nei suoi limiti e le cose stesse sono portate ad un punto di massima tensione. Forse è per questo che certe cose, a prima vista miserabili, parlano. Perchè contengono un mondo e alcuni di essi non si esauriscono mai.
    Molto bello, grazie…

    Roberto

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    • iraida2

      Un argomento questo, molto ma molto complicato!
      Si tratta della scoperta di ciò che di “universale”, immanente, c’è nelle cose? o è la libera “interpretazione” delle cose stesse, in relazione al vissuto “particolare” di ognuno di noi?
      Grazie a te.

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      • robertomeister

        Qualcuno diceva che ” tutto è rappresentazione “, negando quindi la relatà delle cose. La ” coseità “, avrebbe detto Heidegger. In realtà, perchè qualcosa si dia, è necessario che uno sguardo la osservi da una prospettiva unica. E allora sarebbe semplice… ma allora, perchè l’essere si pone domande? E perchè quel punto di fuga delle cose che sempre avvertiamo?
        Scusa se ho risposto con altre domande…

        Roberto

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  • iraida2

    Abbiamo solo domande. E tutto questo è umano!
    Iraida

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