Voglio che il tempo passi..

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Tempo

Voglio che il tempo passi,
anche se scava rughe sul volto,
e sbrina argento sui capelli neri.
Ben lieve è questo male,
se si pensa alla limpidità che le visioni
nella distanza acquistano.
Solo l’aria lontana si fa azzurra,
e solo gli orizzonti sfumano in tinte tenui o glorïose.
Voglio che il tempo passi: da lontano
son più giusti i rapporti delle cose;
l’aria le fascia d’impalpabili bende e le inazzurra.
Voglio che il tempo passi,
che atrofizzi i nervi dolorosi,
che la materia,
e questa nostalgia strana, di lui, riposi….

Rina Pellegri, Àrcola in Liguria 1903 – La Spezia 1975

Alla prima lettura, non mi sembra così lontana la voce di questa che mi va di chiamare poetessa e non poeta.
Quell’anaforico, insistente “voglio” mi colpisce, penso all’urgenza di liberarsi dal dolore di una perdita, per non soffrire, per sopravvivere e poi quell’ “inazzurra”…… è stupendo.
Cerco notizie su di lei e la trovo citata in “Donne luce d’Italia: panorama della letteratura femminile contemporanea 1936″ dell’editore milanese Mario Gastaldi. Volume, più di settecento pagine, custodito nella sezione “Italian woman writers” della “The University of Chicago Library” Però!
In realtà, Rina Pellegri, organica al partito fascista per cui ricoprirà alte cariche, dopo la guerra, svolse attività di giornalista e curò negli anni 60 i programmi culturali della RAI. Autrice di sei raccolte poetiche e legata alla tradizione classica, forse proprio per il suo passato politico, è stata quasi del tutto ignorata nelle antologie liriche più autorevoli del Novecento, anche quelle dedicate alla poesia femminile del secolo breve, nonostante gli apprezzamenti di autori come Vincenzo Cardarelli, Francesco Flora, Giuseppe Lipparini, Ada Negri, Ettore Serra, Trilussa. Unica presenza è il volume di cui sopra.
E quel “da lontano son più giusti i rapporti delle cose”sembra quasi un monito.


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